Nella storia dell’automobile, specialmente nelle fasi iniziali, i motori elettrici hanno avuto ottime possibilità di evolversi a discapito dei motori termici. Oggi sappiamo che non è andata così, ma siamo anche consapevoli del fatto che, alla fine, in un modo o nell’altro stiamo comunque andando in questa direzione. In quegli anni, comunque, molti sono stati pionieri di questa tecnologia: uno su tutti, neanche a dirlo, è stato Ferdinand Porsche. Con la Lohner Porsche Semper Vivus, infatti, il futuro fondatore della casa di Stoccarda si inventò la prima automobile elettrica con trazione integrale e poi la prima automobile ibrida della storia. Per adesso, però, non sveliamo troppo della Semper Vivus e lasciamoci trasportare dal fascino della storia di quegli anni.
La prima ibrida-elettrica: la Semper Vivus di Porsche
Quando, agli albori del Novecento, Ferdinand Porsche approcciò alla questione dell’automobile elettrica, questa scelta era già abbastanza comune. Il futuro fondatore della casa di Stoccarda, tuttavia, aveva idee ben più avanzate per l’automobile elettrica. Già prima dell’esperienza alla Lohner-Werke, quando il promettente progettista lavorava ancora alla Béla Egger, egli inventò un motore elettrico che poteva essere installato direttamente sul mozzo della ruota. Un concetto che, peraltro, era già stato sviluppato da Wellington Adams, ma che Porsche portò all’eccellenza. Anche in virtù di questa sua esperienza, con l’obiettivo di sviluppare un propulsore elettrico per autobus, Jacob Lohner decise di assumere Porsche. Fu così che avvenne il matrimonio che, di lì a poco, avrebbe portato alla realizzazione della Semper Vivus di Porsche. Vediamo i dettagli di questo progetto.
La tecnica della Lohner Porsche Semper Vivus
La soluzione che proponeva Porsche offriva diversi vantaggi. Per sua natura, in mancanza di elementi di trasmissione, il motore a mozzo ha il vantaggio di ridurre l’attrito e, quindi, di aumentare l’efficienza del propulsore. Ognuno dei motori elettrici montati sulla Porsche Semper Vivus era in grado di sviluppare tra i 2,5 e i 3,5 CV o, per essere più corretti, visto che si parla di motori elettrici, tra gli 1,9 e i 2,6 kW – ma per brevi periodi potevano anche raggiungere la potenza massima di 7 CV (5,2 kW). L’automobile in questa configurazione, fu presentata all’Esposizione Mondiale di Parigi del 1900 e riscosse immediatamente l’approvazione della stampa specializzata: «La nuova epocale scoperta comporta la completa eliminazione di tutte le unità intermedie, come ruote dentate, cinghie, catene, differenziali – sottolineava una pubblicazione dell’epoca – in poche parole, la produzione della prima macchina senza trasmissione».
Il successo, tuttavia, non fu soltanto di stampa. Grazie alla presentazione, la Lohner ricevette, da tutta Europa, circa trecento ordinazioni del veicolo. Il veicolo, a seconda delle dotazioni, poteva costare tra le 10 mila e le 35 mila corone austriache e, pertanto, aveva un costo medio decisamente più alto rispetto a quello delle vetture equipaggiate con motori termici. Giocoforza, i clienti della Lohner furono principalmente nobili, come il principe Egon von Fürstenberg, e facoltosi imprenditori, come il magnate viennese Julius Meinl.
La Semper Vivus di Porsche, tra le altre cose, iniziò anche a essere utilizzata per le competizioni motoristiche. Fu proprio in occasione di una prova di resistenza fra automobili elettriche organizzata dall’Automobile Club of Great Britain and Ireland, che la Lohner-Porsche si presentò con una significativa ed epocale modifica. Oltre ai due classici motori elettrici montati anteriormente, Porsche installò – come già aveva fatto per una vettura ordinata precedentemente da un carrozziere di Luton, tale E.W. Hart – anche due motori elettrici sui mozzi delle ruote posteriori. Questa configurazione della Porsche Semper Vivus, a tutti gli effetti, divenne la prima automobile elettrica a trazione integrale della storia. Per la cronaca, nella competizione, la Semper Vivus, alla cui guida si trovava lo stesso Ferdinand Porsche, incontrò più di una difficoltà. Il prototipo, infatti, montava una batteria da 44 celle, per una potenza di 300 A/h e 80 V, del peso complessivo di oltre 1.800 chilogrammi. A questo, poi, si doveva aggiungere il peso dei motori stessi, che portavano la massa complessiva del veicolo oltre le quattro tonnellate. E fu proprio questo a spingere Ferdinand Porsche nella ricerca di un’altra soluzione altrettanto innovativa per la tecnica automobilistica.
Porsche Semper Vivus: la prima automobile ibrida
La questione del peso del pacco batterie colpì evidentemente Porsche, che si mise così alla ricerca di una soluzione per ovviare al problema. La soluzione fu un’altra invenzione che, al giorno d’oggi, sarebbe modernissima. Porsche, infatti, installò un motore quattro cilindri di origine Daimler, dotato di una potenza di 16 CV. Era questo, in effetti, a ricaricare la batteria, decisamente più leggera. Grazie a questa soluzione, infatti, l’automobile aveva un peso di soli 920 chilogrammi e poteva raggiungere la ragguardevole velocità di 80 km/h. Non a caso, quando Porsche si mise nuovamente alla guida dell’automobile, riuscì a ottenere ottimi risultati in diverse competizioni motoristiche. Tra queste, degna di nota è quella in cui partecipò insieme con lo stesso Lohner. Nei pressi di Exelberg, in Austria, la Semper Vivus si impose nella sua classe della gara in salita dell’Exelberg-Rally del 1901. In questo modo, il genio austriaco portò alla vittoria la prima automobile ibrida della storia, segnando un altro record.
Successivamente, impiegò anche due motori a benzina DeDion-Bouton da 3,5 CV che alimentavano due generatori in grado di erogare, in maniera indipendente, una corrente di 20 Ah a una tensione di 90 V. Questo sistema, invertito, introduceva anche l’avviamento elettrico delle automobili. In seguito, Porsche continuò a sviluppare il suo prototipo, arrivando a introdurre la Lohner-Porsche Mixte, fin quando, nel 1905, non fu messo sotto contratto dalla Mercedes.
Quello della Semper Vivus, tuttavia, è stato un esercizio di stile che ha dimostrato tutte le potenzialità di queste soluzioni. Non è un caso che la NASA, nello studio delle possibili soluzioni per muoversi sul suolo lunare, abbia studiato molto da vicino il motore elettrico a mozzo messo a punto da Porsche fino a mettere a punto il Lunar Roving Vehicle. Ma adesso, dov’è finita la Lohner Porsche Semper Vivus? A distanza di 111 anni dalla realizzazione della prima vettura, che colpì gli ospiti dell’Esposizione Mondiale di Parigi, la casa di Stoccarda si decise a riprodurre la vettura rispettando minuziosamente i dettagli della vettura. Basandosi sulle rare fotografie dell’epoca, e sui disegni tecnici giunti fino ai giorni nostri, i tecnici incaricati ricrearono la Porsche Lohner, che oggi è esposta al museo di Zuffenhausen.