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Porsche Carrera GT: la supercar secondo Zuffenhausen

La Porsche Carrera GT dal 2006, ormai, è uscita fuori produzione. Eppure, a vent’anni esatti dalla sua presentazione, avvenuta al Salone di Ginevra del 2000, la Carrera GT riesce ancora a far battere il cuore di molti appassionati Porsche e non solo. Oggi, per onorare questa automobile, ripercorreremo la sua storia, scopriremo le sue caratteristiche e alcune curiosità. Per esempio, sapete perché si chiama proprio Carrera?

Porsche Carrera GT: hypercar secondo Porsche

La Porsche Carrera GT, per tutti gli amanti del marchio, rappresenta ciò che la F40 è per gli appassionati del cavallino rampante. Un’automobile unica nel suo genere, fra le ultime a essere sprovvista di elettronica invasiva e dotata di una potenza, per l’epoca, davvero esagerata. Forse anche per queste sue caratteristiche, Porsche decise di chiamare il modello Carrera GT: un nome caro presso Stoccarda, quello di Porsche Carrera, perché proprio alla Carrera Messicana del 1954 Porsche riuscì a ottenere il terzo posto assoluto. Scelta di pregio, peraltro, sottolineata anche dall’applicazione di questa sigla sulle Porsche 911 fino alla 997. L’uso di GT, che sta per Gran Turismo, non richiede invece grosse spiegazioni. Se però volete conoscere altre Porsche GT, potete leggere il nostro articolo dedicato.

Il concept della Porsche Carrera GT fu presentato al Salone di Parigi del 2000, raccogliendo da subito apprezzamenti di pubblico e di critica. Per la produzione, tuttavia, si dovette aspettare ancora tre anni, quando il primo assemblaggio iniziò presso lo stabilimento di Lipsia.

A rendere la Carrera GT ancora più preziosa è il numero di esemplari prodotti. Un numero certo, in realtà, non esiste: secondo alcuni, nei tre anni di produzione, furono messi su strada fra i 1.300 e i 1.700 esemplari. A questo, ovviamente, contribuì anche il prezzo elevato dell’automobile, che si attestava sui 350 mila euro più IVA. Più di tutto, però, furono le severe norme di sicurezza statunitense in materia di airbag, e i costi di adeguamento, a spingere la casa a interrompere la produzione prima del previsto.

La Carrera GT Porsche: roadster due posti

La Carrera GT Porsche è una roadster a due posti secchi, con motore centrale montato posteriormente. L’automobile, almeno inizialmente, era acquistabile in solo cinque colorazioni: Guards Red, Fayence Yellow, Basalt Black, GT Silver metallic e Seal Grey. Successivamente, poi, fu introdotta la personalizzazione delle colorazioni. Il disegno della Carrera GT era caratterizzato dalle due grandi prese d’aria, che contribuivano al raffreddamento del propulsore e dai cerchi, anteriormente da 19’’ e posteriormente da 20’’ per la prima volta con bullone di serraggio centrale. Proprio fra le cinque razze dei cerchi, inoltre, era possibile intravedere i cerchi in materiale carboceramico. La linea della coda, infine, era caratterizzata dal tradizionale spoiler azionato elettronicamente alla velocità di 113 km/h.

Anche gli interni della Carrera GT, nonostante le specifiche da hypercar, erano curati nel dettaglio. Alla pelle, infatti, si affiancavano legni pregiati, come il faggio utilizzato per la leva del cambio e scelta in onore della Porsche 917 Le Mans.

Il motore della Carrera GT: progettato per Le Mans

Quello che batte sotto il cofano della Porsche Carrera GT non è semplicemente un motore progettato dai tecnici di Zuffenhausen. Il motore aspirato V10 da 5.663 cm3, in origine, fu progettato agli inizi degli anni Novanta addirittura per essere impiegato in Formula 1 dal team britannico della Arrows. Lo dimostrano, per esempio, la lubrificazione a carter secco e il doppio albero a camme in testa con fasatura variabile dal lato dell’aspirazione e le valvole raffreddate al sodio.

Col passare del tempo, però, i tecnici di Porsche pensarono di utilizzare questo progetto per equipaggiare i prototipi destinati a correre a Le Mans nel 1999 nella categoria LMP1 in sostituzione della Porsche 911 GT1, ormai non più competitiva.

Lo sviluppo del propulsore, quindi, proseguì a bordo della Porsche 9R3, automobile con cui la casa puntava a dominare le gare di endurance. Tuttavia, concentrati sulla progettazione del Porsche Cayenne e forse spinti dal Gruppo Volkswagen, l’automobile fece appena in tempo a compiere qualche giro sul circuito di Weissach, prima di essere accantonata dalla dirigenza della casa di Stoccarda. Lo sviluppo del propulsore, tuttavia, era ormai già avanzato. Così, quando all’inizio del 2000 iniziò lo sviluppo della Porsche GT Carrera fu quasi naturale trasformare quel propulsore da corsa in un “motore civile”.

L’operazione, tuttavia, riuscì solamente in parte. Lo dimostrano i 612 CV (450 kW) ottenuti a 8.000 giri e la coppia di 590 Nm. Caratteristiche che consentivano all’automobile raggiungere i 330 km/h di accelerare da 0 a 100 km/h in 3,9 secondi e da 0 a 200 km/h in 9,9 secondi. Sul circuito del Nürburgring, tenendo presente l’assenza di controlli elettronici e l’uso di pneumatici dell’epoca, l’automobile riuscì a girare nel tempo di 7’28’’: 3,6 secondi più lenta della Ferrari Enzo – tuttavia, dotata di un V12 da 650 CV – ma comunque 36° assoluta sul tracciato.

La trasmissione della Porsche Carrera

Tutta questa potenza, del resto, doveva essere gestita da un cambio all’altezza delle prestazioni. Proprio a causa di queste, fin da subito, fu escluso il cambio Tiptronic S della 911, che risultava insufficiente a gestire valori di coppia così elevati. La scelta dei tecnici tedeschi, dunque, sebbene fosse già disponibile il cambio PDK in ambito agonistico, fu quella di impiegare un cambio manuale a sei rapporti. Una scelta che, chiaramente, penalizzò la velocità di cambiata ma che, allo stesso tempo, ha regalato un piacere di guida unico nel suo genere.

Il telaio della Carrera GT: monoscocca in fibra di carbonio

Se il motore era degno di una delle competizioni più massacranti di sempre, il telaio non era da meno. Per la Carrera GT, in collaborazione con la ATR Composites, i tecnici di Porsche misero a punto un telaio monoscocca in fibra di carbonio. Questo scelta, che era in grado di conferire leggerezza e, allo stesso tempo, rigidità al telaio rappresentò una delle prime applicazioni in campo automobilistico per automobili realizzate in serie. Nello stesso materiale, e dalla stessa azienda italiana, fu prodotto anche il telaio motore e la carrozzeria, così da contenere al massimo il peso dell’automobile che si attestò ad appena 1.380 chilogrammi.

Per regolare al meglio l’assetto, ottenuto con sospensioni del tipo push-rod, fu ingaggiato l’ex pilota di rally Walter Röhrl eseguì numerosi giri di prova a bordo della Porsche Carrera lungo il Nürburgring Nordschleife, l’anello impiegato numerose edizioni del Gran Premio di Formula 1 in Germania. Fu lui, al termine delle prime prove, a consigliare i tecnici della casa di dotare quel mostro di potenza del controllo elettronico della trazione, prima della commercializzazione.

Come sappiamo, però, non andò così. Forse, anche per questa scelta, la Carrera GT è diventata l’auto leggendaria che oggi noi tutti amiamo.

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