Quando si parla di Porsche, inevitabilmente la mente corre a Ferdinand. Il genio di Stoccarda che, grazie al suo genio e alla sua caparbietà, ha rivoluzionato il mondo dell’automobilismo con uno stemma di prestigio. Il nome Porsche, tuttavia, non dovrebbe ricondurre solamente a questi: Ferdinand Anton Ernst Porsche, meglio conosciuto come Ferry Porsche, è un altro esempio della genialità di famiglia, capace insieme al padre di fondare la casa automobilistica che ha dato i natali a vetture come la 911, la 550 e tutte le altre automobili della casa. In questo articolo ci concentreremo proprio su questi, sulla sua vita e sul contributo che Ferry diede alla nascita del mito Porsche.
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Una vita dietro le quinte: Ferry Porsche il figlio d’arte
Quella di Ferry Porsche è la storia di molti altri figli d’arte. Ciò che non abbiamo ancora detto, infatti, è che Ferry era il figlio di Ferdinand e della moglie di questi, Aloisa Johanna Kaes. Essendo figlio di un personaggio così ingombrante, molto spesso, il suo contributo è stato ritenuto a torto meno importante di quello fornito dal padre. Invece, nel corso della storia di Porsche, il suo apporto è stato determinante sia nell’ascesa del padre stesso che delle vetture che questi, via via, andò realizzando. Prima di entrare nel merito dei contributi forniti dal figlio di Porsche, però, andiamo con ordine e proviamo a capire come Ferry mosse i primi passi nel mondo della meccanica.
I primi passi di Ferry Porsche nell’industria automobilistica
Ferry Porsche nacque il 19 settembre 1909 a Wiener Neustadt, in quello che all’epoca era l’impero austro-ungarico e che oggi corrisponde all’Austria. Il nome che i genitori decisero di mettergli era la composizione di vari nomi di famiglia: Ferdinand, come il padre, Anton, come il nonno paterno, ed Ernst, come lo zio da parte materna. La complessità del nome, tuttavia, portò sin dall’infanzia a sceglie un diminutivo: Ferry, piuttosto che Ferdy che era poco gradito dai genitori.
Sin dalla più tenera età, Ferry entrò a far parte del mondo dei motori. L’impegno del padre in questo settore, proiettarono da subito il giovane Ferry Porsche tra le automobili facendo nascere sin da subito una grande passione, come testimoniato da egli stesso: «Le automobili sono state la mia più grande passione dall’inizio». Una storia, raccontata dallo stesso Ferry, offre uno spaccato della sua vita: alla vigilia di Natale del 1920, quando Ferry aveva appena undici anni, i genitori vollero fargli dono di una piccola vettura alimentata da un motore bicilindrico quattro tempi a benzina progettata dal padre stesso. Precocemente, quindi, Ferry imparò a guidare le automobili e già quell’anno fu messo al volante di una Austro-Daimler Sascha, reduce dalla vittoria alla Targa Florio di quell’anno. Non a caso, allorquando la famiglia si trasferì a Stoccarda, le autorità locali gli concessero uno speciale permesso che gli consentiva di guidare anche se il giovane Ferry aveva solamente sedici anni.
Dal punto di vista formativo, dopo aver frequentato le scuole presso Wiener Neustadt, con il trasferimento a Stoccarda Ferry concluse qui la sua formazione nel 1928. Del resto, la sua formazione era avvenuta sul campo: alla Daimler-Motoren-Gesellschaft, dove il padre era nel frattempo impiegato in qualità di Direttore tecnico. Al termine della collaborazione tra la Daimler, che nel frattempo si era fusa con la Benz, Porsche sr. decise di aprire il proprio studio di progettazione, mentre Porsche jr. iniziò a lavorare per la Bosch Company e, contestualmente, proseguiva la propria formazione senza tuttavia iscriversi mai all’Università.
La nascita dello studio di progettazione Porsche
Nel 1931 Porsche figlio e padre si ricongiunsero nello studio di progettazione di Stoccarda denominato Dr. Ing. hc F. Porsche GmbH Konstructionsbüro für Motoren, Fahrzeuge, Luftfahrzeuge und Wasserfahrzeugbau. All’età di 21 anni, ormai, Ferry Porsche era già rinomato e, anche grazie a questo, lo studio dei Porsche iniziò a ricevere commesse importanti da parte della Wanderer, Auto Union, Zwickau, Zündapp e molte altre. I compiti di Ferry erano diversi e andavano dal collaudo al coordinamento dei progettisti, passando per le pubbliche relazioni coi clienti.
Con il trasferimento di Ferdinand Porsche presso la Volkswagen, Ferry divenne il vicedirettore dello studio di progettazione. Fu in quel periodo che lo studio fu trasferimento presso Zuffenhausen e, mentre Porsche sr. progettava l’auto del popolo, Ferry offrì il proprio determinante apporto contribuendo così al successo dell’automobile. Uno dei principali riconoscimenti di Ferry Porsche, tuttavia, arrivò subito dopo: nel 1932, la Wanderer si decise a partecipare al concorso del governo tedesco per un’automobile da corsa chiedendo un aiuto allo studio di progettazione Porsche. Ferry Porsche si occupò di questo progetto in prima persona, realizzando un’automobile con telaio in alluminio e motore a V da 4,5 litri di cilindrati. Quella fu la prima automobile da corsa progettata dai Porsche.
Il rapporto che nacque con la Wanderer fece sì che, quando nel 1934 questa si fuse con altre aziende automobilistiche dando vita all’Auto Union, Porsche sr. ne divenne il capo progettista del settore sportivo, portando al successo la Germania motoristica per tutti gli anni Trenta.
La Seconda Guerra Mondiale e lo sviluppo successivo
Con la Seconda Guerra Mondiale, l’intera Germania si impegnò nello sforzo bellico. Ciò, inevitabilmente, coinvolse anche i Porsche. Furono loro, in effetti, a progettare vetture iconiche delle armate tedesche, come la Schiwimmwagen e la Kübelwagen. Anche per questo motivo, al termine del conflitto, Ferdinand Porsche, Ferry Porsche e Anton Piëch (marito di Louis Porsche) furono arrestati imponendo per ciascuno di essi una cauzione di 500 mila franchi. La famiglia riuscì a pagare solamente per Ferry, che riparò immediatamente in Austria, mentre gli altri prigionieri furono portati a Digione.
Iniziò, durante questo periodo, la gestione dell’azienda portata avanti solamente da Ferry e dalla sorella Louise. Un periodo difficile, dovuto alle difficolta post belliche, ma dettata anche dall’assenza di Ferdinand Porsche. In tutto ciò, Ferry fu costretto dagli Alleati a trasferire l’azienda a Gmund dove si occuparono principalmente di manutenzione. Nonostante questo, però, furono in grado di ottenere un contratto da parte della Cisitalia, scuderia italiana fondata da Piero Dusio che, successivamente, avrebbe pagato la cauzione di Ferdinand Porsche. Nel frattempo, iniziò anche il lavoro di progettazione di quella che sarebbe stata la Porsche 356. Dalla collaborazione con Dusio, comunque, nacquero vetture come la Porsche 360 Cisitalia, che, com’è facile intuire, fu la prima automobile a portare il nome della famiglia.
Dopo la liberazione di Ferdinand Porsche, nel 1947, entrambi i progetti furono rivisti. Le sue condizioni di salute, tuttavia, peggiorarono forse anche a causa della lunga prigionia che ne avevano fiaccato il fisico. La gestione dell’azienda, pertanto, passo sempre più nelle mani di Ferry Porsche, fino alla morte dell’anziano padre avvenuta nel gennaio del 1951. Nel frattempo, l’azienda aveva stipulato un importante contratto con la Volkswagen: mentre Porsche si impegnava a migliorare il progetto del Maggiolino, il colosso tedesco offriva quote di profitti, materie prime per la costruzione dei veicoli Porsche, la struttura di rivendita e di assistenza tecnica. Inoltre, i Porsche diventavano concessionari esclusivi di Volkswagen in Austria. Questo rinnovato benessere consentì a Ferry di riportare l’azienda a Stoccarda e nel 1950 potè riprendere la produzione della 356, che da allora diventò un successo commerciale.
Lo sviluppo della Porsche 901 e il consolidamento aziendale
Con l’azienda ormai messa al sicuro, Ferry Porsche assunse sempre più compiti di dirigenza diventando, per l’appunto, Direttore generale dell’azienda e Presidente del Consiglio d’Amministrazione. Nel contempo, spinti dalle crescenti richieste, i progettisti si misero all’opera per realizzare la nuova generazione di Porsche. Sotto la guida del figlio di Ferry Porsche, Ferdinand “Butzi” Porsche, fu così sviluppato il progetto della Porsche 901, che poi sarebbe diventata la Porsche 911. Un successo planetario, ancora oggi in produzione.
Con questo progetto, come risultò evidente, il passaggio del testimone era iniziato. Ciò fu sottolineato anche dalle trasformazioni societarie a cui Porsche andrò incontro: da società in accomandita semplice, le tre aziende furono fuse in un’unica società per azioni, la Porsche GmbH, di cui tanto i Porsche quanto i Piëch mantennero il controllo. Ferry Porsche, in ogni caso, mantenne il controllo della società, sebbene si dimise da tutte le cariche e divenne semplicemente Presidente onorario del Consiglio di sorveglianza. Almeno fino al 1989, quando già anziano decise di di ritirarsi a Zell am See, nella fattoria di famiglia. La sua influenza, nonostante questo, proseguì: persino alle celebrazioni del 30° anniversario della Porsche 911 continuò a presenziare e così avrebbe fatto anche in occasione del 50° anniversario di Porsche se, il 27 marzo 1998, non fosse morto all’età di 88 anni, dopo una vita completamente dedicata all’azienda di famiglia.
Copertina: porsche.com