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Assale Weissach: l’inizio di una nuova era per Porsche

Nella storia di Porsche esiste uno spartiacque molto netto. È quello rappresentato dall’introduzione della Porsche 924, e subito dopo dalla Porsche 928, che portarono la casa di Stoccarda in un nuovo universo. Questi due modelli, per quanto poco apprezzati dal pubblico di Zuffenhausen, introdussero una serie di innovazioni che avrebbero caratterizzato, negli anni a venire, tutta la produzione della casa costruttrice. Abbiamo visto in passato il sistema transaxle, ma non solo. Accanto a questo, infatti, nacque anche un altro sistema, diventato leggenda a sua volta. Si tratta dell’assale Weissach, di cui oggi andremo a parlare, provando a carpirne i segreti.

La storia e la tecnica dietro l’assale Weissach

In tedesco, l’assale Weissach non era soltanto una dedica all’allora nuovissimo centro di ricerca Porsche. Piuttosto un acronimo che, all’incirca, doveva stare a significare “caratteristica di compensazione autostabilizzante e di regolazione dell’angolazione”. Un nome complicato, ma che nella sostanza voleva significare andare sempre più forte. L’epoca, infatti, è quella in cui le automobili sportive godono di una pessima fama: vanno forte, sono ingovernabili e, non di rado, fabbricano vedove. Le chiamano widowmaker non a caso.

Quel tempo, tuttavia, sembra destinato a finire e di questo, per certi versi, sembrano convincersene anche in casa Porsche, dove si diffonde l’idea che non sia più tempo di automobili come la Porsche 911. Automobili che, quando in curva si toglie il piede dall’acceleratore, finiscono per sovrasterzare e per costringere il guidatore, se ha i riflessi sufficientemente pronti, a controsterzare con decisione. O a finire fuori strada, con tutte le conseguenze del caso. Ecco allora che arriva l’assale Weissach, col quale Porsche prova a offrire una soluzione al problema.

Il funzionamento dell’assale Weissach

Per risolvere la questione, alla casa di Stoccarda lavorano da tempo. In particolare, gli sforzi di ricerca maggiori sono effettuati da Hans-Hermann Braess e Gebhard Ruf. I due progettisti si concentrano, nello specifico, sull’utilizzo di elementi elastocinematici, semplici paracolpi disposti tra l’assale e la carrozzeria. Il loro comportamento è leggermente più morbido rispetto a quello delle sospensioni e vanno, così facendo, a stabilizzare l’automobile. Sulla carta sembra semplice, ma nella pratica non lo è per niente. L’epoca, infatti, è quella che non mette ancora a disposizioni computer per complicati calcoli di simulazione. Lo sviluppo della tecnologia, pertanto, può avvenire solo attraverso un lungo e faticoso lavoro di sperimentazione. Lavoro che non coinvolge solamente Porsche, ma anche Opel. È la Admiral, che con la Porsche 928 condivide parte dei componenti, che viene utilizzata per sperimentare gli effetti delle modifiche. Sulle automobili di prova viene persino montato un volante posteriore, che permette di modificare la convergenza.

Grazie a questo esperimento si riesce a ottenere un risultato ottimale: piccole e repentine correzioni consentono di dare maggiore stabilità alla vettura. Lo stesso pilota collaudatore di Porsche, Frank Lovis, in breve si rende conto che l’automobile diventa più facile da condurre in curva, a tutto beneficio della piacevolezza di guida dei piloti meno esperti. L’impatto dell’assale Weissach è imponente: non solo esso viene installato sulle Porsche del futuro, come la Porsche 993, ma va a condizionare tutto lo sviluppo delle catene cinematiche di altre automobili. La maggiore disponibilità di materiali innovativi, nonché la possibilità di simulare i risultati direttamente al computer, offrono la possibilità di affinare ulteriormente l’assale.

L’asse Weissach ai giorni nostri

Lo sviluppo dell’asse Weissach, del resto, è proseguito sino ai giorni nostri. Questa tecnologia, infatti, è stata installata anche su automobili come la Porsche Cayenne, la Macan, la Panamera e le automobili più recenti. Anzi, proprio lo sviluppo tecnologico che ha portato, per esempio, all’introduzione dell’asse posteriore sterzante attivo, ha permesso un ulteriore passo in avanti in termini di manovrabilità e stabilità.

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